Gabriele Lavia, Federica di Martino
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
regia Gabriele Lavia
e con Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida
Beatrice Ceccherini
scene Alessandro Camera
musiche Antonio Di Pofi
costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume e Moda: Matilde Annis, Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli, Stefano Ritrovato, Nora Sala
produzione Effimera/Diana Oris
Per Luigi Pirandello la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla” e tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze”, di ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia. Solo “i personaggi” sono “veri” e “vivi”. Il Berretto a Sonagli è una tragedia della mente, ma porta in faccia la maschera della “farsa”. Pirandello mette sulla scena un “uomo vecchio” uno di quegli uomini invisibili, senza importanza, schiacciato nella morsa della vita e, poiché è un “niente di uomo” è trattato come se fosse niente.
Sul palcoscenico c’è un vecchio fondale come fosse abbandonato e pochi elementi, come relitti di un salottino borghese, e per bene, dove viene rappresentato un banale pezzetto di vita di una famiglia perbene o di una “famigliaccia per bene” che fa i conti con l’assillante angoscia di dover essere “per gli altri”, di fronte agli altri. Come se la propria vita fosse, per statuto, una recita per gli altri che sono gli spettatori ingiusti e feroci, della propria vita. Del proprio “teatro”.